LE DELIZIE DI GIACOMO
Elena Pontiggia
Si può dire “delizioso” di un acquerello? Sembra di no. Sarebbe come definire “carino” un romanzo: sono cose che non vanno bene, dicono color che sanno.
Ma perché mai? A me, vi confesso, sembra l'aggettivo più appropriato per queste carte di Giacomo Toselli, che mi piacciono immensamente ( “delizia”, etimologicamente, viene dal latino “delicia”, che a sua volta deriva da “delectare”, piacere). Sono piccole grandi opere che ci introducono in un paradiso terrestre - in un Giardino delle delizie, appunto - dove tutto è soave e armonioso, come nell'Eden. Nel mondo di Giacomo flora e fauna vivono in uno stato di grazia e di inaspettata serenità. Una foglia color autunno vola tra le quinte di affabili cipressi, che non hanno nulla di cimiteriale. Una piccola barca dondola sotto un cielo di stelle e di corolle. Da una caffettiera colma di nuvole spunta un volo di rondini, mentre un pettirosso fa il nido sull'unico giornale che ha il colore delle rose. C'è in queste carte la prima neve: quella ancora candida e intatta. E c'è un armadio magico che nei cassetti racchiude l'universo. C'è un albero di Natale coperto di fiocchi bianchi, vegliato da una giraffa perfettamente a suo agio nel clima non tropicale. E c’è un’intera galassia che abita in un barattolo da cucina. C’è, ancora (e questo è forse l’origine di tutto) un orecchio che sente solo quello che gli altri non ascoltano: non il chiacchiericcio falso e inutile, ma il grido azzurro delle stelle.
Dai grandi maestri che ha conosciuto fin dall'infanzia Giacomo Toselli ha ripreso le note più tenere e incantate, un po' scherzose e un po' visionarie. E così ci regala un mondo dove non esiste dolore (ce n'è già tanto nella vita) e dove non ci sono i colori scuri, in tutti i sensi. I suoi fogli gigantescamente piccoli sono green-pass per entrare in un universo più adatto a noi di quello che conosciamo, e dove – a occhio e croce - staremo benissimo. Dai non-luoghi dove viviamo ci portano nei luoghi dove vorremmo vivere: i luoghi dell’arte.
E allora grazie, caro Giacomo, per questo viaggio nelle piccole utopie non ideologiche. Sono le uniche che si avverano e mai come oggi ne abbiamo tanto bisogno.
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